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Al progredire della notte di Davide Montecchi

Al progredire della notte

Al progredire della notte di Davide Montecchi

Dopo il successo di In a Lonely Place (2016), Davide Montecchi torna all’horror con il suo secondo lungometraggio, Al progredire della notte. Girato in diverse località suggestive dell’Emilia-Romagna, tra cui Tresigallo, Goro e Rimini, il film è prodotto da Meclimone Produzioni Cinematografiche.

La trama

Claudia, un’aspirante attrice insicura, partecipa a un corso di sopravvivenza in una remota località ai confini di Ferrara. Qui è ospitata da Letizia, un’anziana donna che la introduce alla metafonia, una pratica che permette di comunicare con i morti attraverso una radio modificata. Ciò che sembra inizialmente un gioco si trasforma in un incubo: Claudia scopre i terribili segreti nascosti in quella casa e deve affrontare la follia di Letizia, decisa a sacrificarla a un’entità sovrannaturale.

Il film

Al progredire della notte esplora il percorso emotivo della protagonista, Claudia, interpretata da Lilly Englert. La narrazione segue la sua trasformazione da figura fragile e insicura a donna determinata e combattiva. La metafonia diventa una potente metafora del rapporto con il passato e dei legami familiari irrisolti: Claudia non solo lotta per la propria sopravvivenza, ma impara a liberarsi dall’influenza oppressiva della madre, una figura ansiosa che l’ha sempre ostacolata.

Gli spazi liminali, come la stanza riservata a Claudia, rappresentano simbolicamente il suo stato psicologico, evocando una condizione di transizione e inquietudine. Questi ambienti riflettono i conflitti interiori della protagonista e la sua evoluzione, rendendo la narrazione tanto viscerale quanto psicologica.

Nonostante l’uso di mezzi limitati, Montecchi dimostra una notevole capacità di sfruttare le unità di tempo e spazio per costruire un’atmosfera claustrofobica e opprimente. La fotografia utilizza contrasti di luce e ombra per enfatizzare il senso di isolamento e pericolo, mentre il sound design amplifica la tensione con rumori disturbanti e suoni distorti.

L’estetica del film richiama influenze illustri: il simbolismo cromatico e le atmosfere oniriche di Suspiria e Inferno di Dario Argento, la rappresentazione dei paesaggi mentali in stile Giulietta degli spiriti di Federico Fellini, l’introspezione psicologica di opere come Schock di Mario Bava e Voci Notturne di Fabrizio Laurenti. Tuttavia, Montecchi riesce a fondere queste ispirazioni in un’opera che conserva una forte identità personale.

Particolarmente riuscite sono le scelte di regia nella costruzione dell’inquietudine: dal ripostiglio dove Claudia scopre il diario segreto di Letizia ai sogni surreali, fino ai filmati del professore, capo della setta di cui faceva parte Letizia. Ogni elemento contribuisce a un senso di malessere crescente, che cattura lo spettatore fino alla fine.

Lilly Englert offre una performance coinvolgente, incarnando con autenticità la fragilità iniziale del personaggio e la sua evoluzione in una figura resiliente e determinata. Momenti chiave, come la ribellione finale contro Letizia, rivelano la capacità dell’attrice di trasmettere la complessità emotiva del personaggio, guidando lo spettatore nel viaggio psicologico di Claudia.

Al progredire della notte è una fiaba oscura che intreccia introspezione psicologica e atmosfere gotiche. Con questa pellicola, Davide Montecchi conferma il suo talento nel cinema horror indie italiano.

Il regista riesce a unire tematiche universali a una narrazione visivamente potente. L’opera, pur richiamando la tradizione, si distingue per la sua forte identità e l’audace esplorazione di paure profonde e personali.

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