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Intervista a Danilo Arona

Intervista a Danilo Arona

Il grande Danilo Arona, autore di oltre 40 libri e di un incalcolabile numero di articoli sul cinema e sul lato oscuro della realtà, ci parla del suo ultimo libro “L’orologio con le lancette che girano al contrario”, pubblicato per Schelteri, delle sue opere recenti e dei suoi progetti per il futuro. Buona lettura!

Ciao Danilo. Benvenuto su DDS. È da poco uscito per i tipi di Scheletri il tuo ultimo libro “L’orologio con le lancette che girano al contrario” che si inserisce nel solco del “neogotico pagano” che narri in molte delle tue opere. Cosa ci puoi dire in merito? Come è nata l’idea di questo nuovo romanzo e come sei arrivato a Scheletri?

Ciao Gianfranco, che ti devo dire… Da quando mia moglie è dipartita, ormai cinque anni fa, la mia narrativa – che credevo e volevo defunta -, è tornata molto modificata rispetto a prima. Non più romanzi lunghi, ma racconti brevi e non, secchi e molto dialogati, che francamente l’autore trova sin troppo tristi – ma il neogotico, per citarti, non è affatto allegro. Come il racconto che ha preceduto L’orologio con le lancette che girano al contrario e che s’intitola Un’ombra più pallida dell’albore lunare (apparso su Incubus-Italian Weird Tales a cura di Massimiliano Ruzzante, Dagon Press 2024), parla della morte e dell’impermanenza del Tempo, le due cosmiche rotture di coglioni della società occidentale e cattolica in questo pesante periodo storico. Equiparando i due lavori, i cui titoli rimandano ad altrettante canzoni dei Procol Harum – non chiedermi il perché, non lo so –  e vestendo i panni del critico di me stesso, mi pare che non ci siano più molte speranze per il genere umano, anche se le storie che presento sono drammi pressoché individuali e intimisti “ai confini della Realtà”. Ma devo essere del tutto sincero: in questo momento non sono così triste come potrebbe sembrare da quel che produco. Ho superato, grazie anche a un nuovo amore, il momento tremendo che mi ha fatto desiderare di morire (e quasi ci riuscivo). L’idea dell’Orologio etc.…, è totale autobiografismo, nel senso che per un pelo, all’età di sette-otto anni, non sono annegato in Tanaro e la brutta esperienza ha con evidenza lasciato qualche segno. Per quel che riguarda Scheletri, Alessandro Balestra è simpatico e talentuoso e quel che esce dal suo portale mi piace assai.  E nel DNA è un editore “vero”. Vuoi che non arrivassi a lui?

 

Nel tuo recente saggio “Il grande libro di Satana”, esplori la figura del Diavolo attraverso varie forme d’arte e cultura. Cosa ti ha spinto a intraprendere questo viaggio multimediale nel mondo del Principe del Male? E come pensi che la percezione di Satana sia cambiata nella società contemporanea rispetto al passato?

Mi hanno spinto Mondadori ed Edoardo Rosati con dolce insistenza. All’indomani della vedovanza mai mi sarei sognato di scrivere su Satana e tematiche limitrofe… Invece mi è servito per smaltire la troppa zavorra emotiva accumulata. Riguardo alla percezione del Diavolo, temo che rispetto al passato la sua presenza nei gangli profondi delle società e delle culture pur diverse si sia intensificata, ma non riconosciuta come tale. È un aspetto interessante che approfondiamo in un capitolo dedicato, il diabolico che ci domina e interferisce con i nostri comportamenti, anche se lo bolliamo come “superstizione”, e in altre parti dedicate alle arti visive e alla cronaca, va da sé, “nera”.

Collaborando con Edoardo Rosati per questo saggio, come avete gestito la divisione dei temi e delle ricerche?

Nel più banale dei modi. Ci siamo spartiti equamente il lavoro in base ai gusti personali e alla conoscenza. Per scendere nello specifico, Edo si è smazzato un po’ di storia antica, comics. una parte del cinema e le interviste, io il resto si può grossolanamente affermare… Ma non sarei esaustivo se non ricordassi che ambedue siamo entrati a mano tesa nei reciproci svolgimenti del tema. In verità abbiamo già scritto saggi assieme e sappiamo come fare, ed essendo giornalisti tutto è filato liscio.

“Montebuio (Il ritorno)” segna un ulteriore capitolo nelle storie legate a Montebuio. Cosa ti ha spinto a tornare su questo luogo e quali nuove sfaccettature hai voluto esplorare?

L’idea di tornare a Montebuio vagava per la mente da tempo. Purtroppo, appena iniziato il lavoro, è partita la malattia di mia moglie e ammetto che si sente e si vede, soprattutto nelle ristrette dimensioni del libro. Devo dare atto a Luigi Boccia, un vero amico, di avere capito la situazione e di avere accettato quel che gli ho consegnato senza battere ciglio. Poteva tranquillamente mandarmi a stendere. In ogni caso qualche aspetto interessante penso che esista: in modo particolare, la vecchia colonia in rovina – che esiste sul serio – che ospita i pezzi di un “treno fantasma” dismesso, un’attrazione dei luna park itineranti, una sottotematica meravigliosamente messa in luce a livello grafico nella  copertina di Giorgio Finamore… Stupenda, tra le migliori delle tante che hanno accompagnato i miei libri. Non escludo un quarto capitolo, anche se il secondo, L’autunno di Montebuio, è oggettivamente uno spin-off.

Nel saggio “The Birds – Il soprannaturale secondo Hitchcock”, analizzi uno dei capolavori del maestro del brivido. Cosa ti ha affascinato di più di questo film al punto da dedicargli un intero libro? Come pensi che “The Birds” abbia influenzato il genere horror nel cinema successivo?

Beh, ovviamente ignoro se Hitch se ne rendesse più o meno conto… Ma con The Birds lui e Evan Hunter hanno costruito un perfetto dizionario strutturale sul work in progress del cinema thriller contemporaneo, ancora attualissimo nonostante gli anni trascorsi. Sono decine i film che lo citano apertamente, soprattutto, anche titoli impensabili e non accostabili come L’esorcista e I carnivori venuti dalla savana (pregevole film con un titolo italiano sciagurato…). Credo che il regista più “hitchockiano” degli ultimi anni, soprattutto per l’occhio perennemente rivolto a The Birds, sia M. Night Shyamalan che ama Alfred, (e come si vede…) in E venne il giorno, Signs, The Village, Old e altri ancora. Ovviamente invito a leggere il libro – l’edizione di Luigi Boccia è splendida con l’ennesima cover di Finamore – dove si trova un lungo capitolo dedicato alle ricadute di The Birds. Poi a onor del vero non si può non citare l’incredibile, breve racconto di Daphne du Maurier alla base del film. Sto ancora aspettando chi lo possa adattare passo per passo… Infine, bene ha fatto Luigi Boccia a sottotitolare Il soprannaturale secondo Hitchcock. Hitch non ha mai girato soggetti esplicitamente “ultraterreni”, ma l’effetto che è riuscito a creare con i suoi titoli migliori al riguardo (Rebecca, Vertigo, Psycho, Gli uccelli appunto…) proprio il famoso effetto “fantastico” di sospensione del giudizio che può indurre lo spettatore a credere, a tempo limitato, nel soprannaturale.

 

Il genere horror è spesso specchio delle paure della società. Quali temi contemporanei ritieni più spaventosi?

Solo uno che basta e avanza, la guerra totale. Stiamo per sprofondare in questa merda inqualificabile. Devo constatare come un grande autore come Stephen King abbia saputo prevedere più volte il giro di svolta, ormai imminente, che ci attende. Ovvio che spero di sbagliarmi ma con Trump, Putin e compagnia cantando non c’è da stare allegri. Come dire, la follia al potere. In ogni caso, dato che citavo King, occorre leggere, nemmeno tanto in sottotraccia, titoli come La zona morta, 22/11/63, Cell e altri per verificarlo. Ne ho gà scritto qui, www.carmillaonline.com/2003/03/25/lhorror-e-la-guerra/, e temo che sia ancora attuale. Artigliamoci le palle.

In una recente intervento sul suo canale Youtube Giulio Rincione (fumettista e illustratore) afferma che il mondo del fumetto e dell’editoria, oggi, è in crisi per un’emorragia di lettori. La gente legge sempre meno e male. L’avvento dello smartphone ha cambiato le abitudini delle persone, che passa ore sui social e che andrebbe rieducata anche con un’opera di divulgazione, magari da parte di chi ha influenza sul pubblico. Cosa ne pensi?

Qualche giorno fa mi trovavo davanti a un banco di remainders dove spesso mi fermo quando vado a bere un caffè. C’era un bestione con tanto di moglie e due bambini piccoli impegnato in un’amena discussione con la deliziosa e sorridente libraia, e ho fatto a tempo a sentirlo (purtroppo anche a vederlo) sbottare: «Ah, io non leggo niente, e non me ne frega un cazzo, e non guardo neppure la TV!»  (testuale). Non so proprio di quale rieducazione e/o divulgazione stiamo parlando… Certa gente nasce morta dentro e purtroppo si tratta, per quel che mi risulta, di una massa amorfa in continua espansione. Poi qualsiasi iniziativa per tentare di invertire la polarità ben venga, disposto anche a parteciparvi. Ma nutro poche speranze.

Hai pubblicato più di 40 libri e un incalcolabile numero di articoli sul cinema e sul lato oscuro della realtà. Come è cambiato (se è cambiato) il tuo approccio alla scrittura nel corso degli anni? Se dovessi dare un consiglio a uno scrittore esordiente cosa gli diresti?

Prima scrivevo con entusiasmo creativo, oggi no. In parte ne conosco la ragione, c’è poco o nulla da fare. Poi sto per compiere 75 anni e sono disposto a scrivere solo dietro un grande e appagante stimolo, tipo l’opera della vita pubblicata da Einaudi – spero si colga l’implicita sottotraccia umoristica. Uno scrittore esordiente, se scrive in un italiano non banale e ha idee di granito, deve solo insistere e prima o poi ce la fa. Degli ultimi che riesco a seguire, consiglio l’egregerrimo Decimo Tagliapietra, uomo simpaticissimo e con quelle idee di cui sopra e a tutti segnalo il breve e fulminante. L’escursione, edito dal mitico Alessandro Balestra. Ma esiste una storia esemplare, quella di Barbara Baraldi, ai cui esordi (Bad Prisma per Mondadori) ho contribuito pure io nel mio piccolo assieme a due grandi amici prematuramente scomparsi, Sergione Altieri e Stefano Di Marino. Partita come tanti “dal basso” – per capirci-, Barbara si è rapidamente imposta per qualità di scrittura, una personalità che ti accalappia dolcissimamente e un’immagine alla quale non puoi non voler bene. Bene, agli esordienti non posso che consigliare lei come modello dato che oggi cura Dylan Dog. Se ce la fate…

 

C’è un Libro, film, fumetto o serie TV che hai visto di recente, e ti senti di consigliare ai lettori di DDS?

Ce ne sarebbero un mare… Ma oggi a tutti consiglio di buttarvi Nei meandri del Mostro di Firenze (Nocturno Libri) di quel geniaccio assoluto che è Davide Pulici. Ci sta dentro tutto l’immaginario con il quale sono personalmente cresciuto tra cinema, letteratura e fumetti.  Un libro grandioso che parla di noi e dell’ancora sconosciuto, e probabilmente morto, Mostro di Firenze. Solo Davide poteva riuscirci. Ammiro molto il suo lavoro.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro, ci puoi dare qualche anticipazione?

Per motivi che presumo a questo punto siano chiari, ormai scrivo solo più su richiesta, possibilmente pagata (perché scrivere è uno sporco e faticoso lavoro che qualcuno deve fare… per citare il sommo Altieri). Nel prossimo mese di aprile, credo, potrete leggere il racconto Come Peter Cushing che Fabio Larcher mi pubblica su Astonishing – Fantasy Tales e nel quale ipotizzo, delirando, una quasi perfetta vita parallela tra me medesimo e il meraviglioso attore britannico, e Peter Quint – Frammenti apocrifi per Iperwriters di Claudia Salvatori, divagazioni attorno al celeberrimo Giro di vite. Se vogliamo metterla così, piccole cose per grandi amici. Ma proprio così la scrittura ha senso

Danilo Arona, scrittore, ricercatore e giornalista. Ha scritto più di 40 libri e un incalcolabile numero di articoli sul cinema e sul lato oscuro della realtà. Tra le sue pubblicazioni di narrativa: Un brivido sulla Schiena del DragoBlack Magic WomanPalo MayombeCronache di BassavillaRock – i delitti dell’Uomo NeroL’estate di MontebuioRitorno a BassavillaMalapunta – L’isola dei sogni divoratoriFinis TerraeBad VisionsLa maledizione della croce sulle labbra e Km 98 in coppia con Edoardo Rosati, L’autunno di Montebuio con Micol Des Gouges, Land’s End – Il teorema della distruzione con Sabina Guidotti, Morgan e il buioL’inquietante bottega delle piante fatali e L’ultima storia da raccontare con Angelo Marenzana. Per la saggistica: Tutte storieSatana ti vuolePossessione mediatica e Gli uccelli di Alfred Hitchcock. Ancora con Edoardo Rosati cura la collana Medical Noir edita da INK ed è uscito per gli stessi tipi il saggio L’oscuro bagliore dell’Uomo Nero. Infine con Mondadori Electa ha pubblicato Il grande libro di Satana.

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