Intervista a Ettore Maggi
Con una carriera che spazia dalla narrativa contemporanea alla scrittura di racconti, Ettore Maggi è un autore poliedrico e appassionato. Dalla recente pubblicazione del romanzo Nubi di tempesta, un viaggio di formazione che attraversa amore, amicizia e avventura, alla raccolta Hells Bells, che esplora un ampio ventaglio di generi, Maggi ci racconta le sue esperienze, ispirazioni e sfide. Nel corso di questa intervista, l’autore svela il lungo processo creativo dietro i suoi progetti, riflette sul panorama editoriale italiano e condivide il suo impegno in cause sociali, come il sostegno alla Croce Rossa e alla causa curda. Un incontro che invita a scoprire il mondo di un autore che vive la scrittura come specchio della vita, con tutta la sua intensità e complessità.
Ciao Ettore, benvenuto su DDS. Hai da poco pubblicato Nubi di tempesta, romanzo di narrativa contemporanea una storia di amore, fuga, lotta per la sopravvivenza, lavoro precario, azione, musica rock, amicizia, e molto altro in una storia ambientata tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000. Come è nato questo progetto e quanto c’è di autobiografico nella storia?
Ciao Gianfranco, grazie per l’ospitalità.
Nubi di tempesta ha avuto una genesi lunghissima. Circa vent’anni. Era nato come racconto lungo poi si è sviluppato lentamente fino a diventare un romanzo. Di fatto, è un classico romanzo di formazione, ambientato più o meno all’inizio di questo secolo, in cui il protagonista è un giovane uomo che conduce un’esistenza precaria, in tutti i sensi. Mentre la prima parte potrebbe essere narrativa non di genere, in cui si parla soprattutto di rapporti umani, amore e amicizia (inizia come un romanzo di viaggio), la seconda parte si trasforma, influenzata dalla letteratura e dal cinema di genere, diventando una storia di fuga, violenza e azione. Ma come ho detto, essendo un classico romanzo di formazione (ma possiamo anche prendere a modello il classico Viaggio dell’eroe) in cui il protagonista affronta una serie di avventure, una vera e propria discesa agli inferi alla fine della quale il protagonista ne uscirà completamente trasformato. Il tutto condito da una robusta colonna sonora.
Avrei dovuto pubblicarlo con l’editore che ha pubblicato la mia raccolta di racconti uscita nel 2009 (Il gioco dell’Inferno), ma dopo vari contrasti con l’editore ho rinunciato. La storia è rimasta lì, anche perché, dopo l’uscita del romanzo con Rusconi scritto insieme a Daniele Cambiaso avevo deciso di non pubblicare più nulla (salvo qualche racconto). Poi l’ho ripresa in mano, l’ho leggermente modificata (ma l’ambientazione temporale resta la stessa) e ho deciso di pubblicarla con Amazon.
Quasi in contemporanea a questo libro è uscito anche Hell Bells, una raccolta di dieci racconti tra il tragico e l’umoristico, l’epico e il grottesco, l’azione e la vita quotidiana. Cosa ci puoi dire di questo progetto e in quale formato ti trovi più a tuo agio, il racconto o il romanzo?
Partiamo dalla fine: mi trovo molto più a mio agio con il racconto, anche se il romanzo è sempre una bella sfida. Tieni conto che anche come lettore amo molto i racconti. I 49 racconti di Hemingway, insieme ai racconti di Edgar Allan Poe, di Lovecraft, di Akutagawa, di Borges, di Raymond Carver, sono tra i miei libri preferiti.
Su Hells Bells: avevo questi dieci racconti inediti o già pubblicati di cui però conservavo i diritti. Il titolo ovviamente è un omaggio a uno dei miei pezzi preferiti, Hells Bells degli AC/DC. Il primo racconto, molto drammatico, è Guerra in Kurdistan, è stato l’ultimo che ho pubblicato (circa un anno fa sull’antologia Operazione Europa 2.0, curata da Pierluigi Manieri). Sono racconti appunto molto diversi tra loro. In uno dei racconti, che avevo scritto su commissione per l’agenda FNAC 2004, il protagonista sono io! D’altronde gli scrittori sono persone molto egocentriche e narcisiste. C’è un racconto ispirato dalla letteratura cyberpunk, un horror umoristico e molto altro, tra cui una storia in cui il protagonista è Il Professionista, il personaggio Spy/action creato da Stefano Di Marino che ha avuto una fortunata serie uscita su Segretissimo Mondadori. Stefano, anni fa, chiese ad amici scrittori un racconto che avesse come protagonista il suo personaggio. I racconti furono pubblicati su un numero speciale di Segretissimo. Purtroppo Stefano ci ha lasciato
troppo presto.
Le opere citate sono uscite con pubblicazioni in self, come ti sei trovato con questa modalità? Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi?
Tocchi un argomento delicato. Un amico mi ha “criticato” per la scelta di pubblicare con Amazon. Mi ha detto che lui la boicotta. Io gli ho risposto che boicotto gli editori italiani (intendiamoci, gli editori italiani manco se ne accorgono del mio boicotaggio). Tempo fa avevo deciso di non voler più avere a che fare con un editore italiano. Ho smesso di frequentare il mondo dell’editoria italiana anni fa (dopo essere stato autore, traduttore e lettore dallo spagnolo). Alcune persone si sono stupite o hanno interpretato la mia decisione quasi come un atto disperato: ma come, hanno detto: hai pubblicato per Sonzogno, Mondadori, Rusconi! Adesso ti autopubblichi con Amazon? Oltretutto, non puoi fare presentazioni in libreria.
A parte che le presentazioni sono una delle cose più stupide e inutile che esistano, sono più che altro un’occasione per bere e per dare sfoggio di narcisismo e autoreferenzialità (alla presentazione di un tuo libro vengono più che altro i tuoi amici scrittori).
Ora vi racconto com’è andata l’ultima presentazione di un mio libro (il romanzo scritto con Daniele Cambiaso): vado a Bologna e scopro che l’editore non ha mandato copie in libreria e il libraio è dovuto andarsele a comprare alla Mondadori. Alla presentazione eravamo io, lo scrittore Gianluca Morozzi (persona splendida) che molto gentilmente si era prestato a presentare il libro, il libraio, un amico di Morozzi, due miei amci bolognesi.
Inoltre: la mia raccolta di racconti ha avuto tre edizioni ma non solo io non ho mai visto un euro, ma non si sono mai nemmeno degnati di dirmelo (potevano mandarmi una mail e dire Brutto stronzo, anche se non ti pagheremo mai e non saprai mai quante copie hai venduto, il tuo libro ha avuto ben tre edizioni).
Hai all’attivo numerose pubblicazioni con importanti editori, tra cui Rusconi, Mondadori, Besa, Sonzogno. A che punto è il mercato editoriale italiano, secondo il tuo parere?
Questa domanda si ricollega a quanto raccontavo prima degli editori italiani. Uno schifo. Salvo alcune lodevoli eccezioni gli editori italiani sono un branco di cialtroni. Ma in realtà non è colpa loro, non del tutto almeno. Funziona esattamente come funziona questo paese retrogrado, ignorante e fiero di esserlo, dalla mentalità mafiosa e familistica, che guarda sempre indietro, in cui nessuno si prende mai delle responsabilità ma trova sempre un capro espiatorio. Io ho lavorato nella ricerca scientifica (sono o, meglio, sono stato, biotecnologo: ho abbandonato anche quello), nell’editoria, nella scuola, ho fatto (e faccio tuttora) lavori manuali, sono stato istruttore in palestra. Nessun ambiente si salva. Due esempi, uno personale e uno no. Ho fatto il lettore dallo spagnolo per un editore molto importante. Non pretendevo certo di camparci, ma nemmeno di essere così maltrattato. In sostanza si trattava di leggere libri usciti nel mercato spagnolo da analizzare per una eventuale traduzione e pubblicazione in Italia. Ma innanzi tutto non ti davano il libro, ma ti inviavano un file via mail che tu o leggevi a schermo o dovevi stampare (complicando notevolmente la vita: in quel periodo lavoravo in un centro di ricerca e mi portavo in autobus le stampe). Tu lo leggevi, ne facevi una scheda dettagliata con sinossi, analisi dei personaggi, punti di forza e di debolezza e giudizio finale. Poi l’editor ti telefonava e ne discutevate. Il tutto per 27 euro.
Secondo esempio. Qui si tratta di un episodio non personale. Molto tempo fa una scrittrice diventò molto famosa con un romanzo (secondo me orribile ma qui è questione di gusti) che vendette mi pare sei milioni di copie (considerando che in Italia quando ne vendi 20 mila sei già contento…). L’editore decise di sfruttare il momento favorevole e ripubblicò due romanzi che la scrittrice aveva pubblicato precedentemente con un editore più piccolo. Ovviamente non poteva farlo perché i diritti erano ancora del medio-piccolo editore (qui ci sarebbe da discutere sul perché i contratti editoriali italiani prevedano la cessione da parte dell’autore di tutti i diritti per, normalmente, 20 anni, in cambio di quasi niente, ma non divaghiamo). Ovviamente il piccolo editore fece causa al grande editore. Ovviamente la causa andò avanti per molti anni, il piccolo editore la vinse ma nel frattempo la casa editrice era fallita. E in ogni caso il risarcimento fu (mi pare) di 20 mila euro. Il grosso editore, compiendo un’azione illegale, ne aveva guadagnato milioni. Insomma, l’editoria italiana, cioè di un paese che è in fondo alla classifica di lettori in Europa, rappresenta perfettamente lo stato delle cose in Italia. E riesce sempre a peggiorare.
Sei sempre impegnato in importanti lotte civili, volontario in Croce Rossa e attivista di Rete Kurdistan e Mezzaluna Rossa Kurda. Cosa ti senti di dire a chi è poco sensibile a queste tematiche?
Assolutamente niente, non intendo giudicare le scelte di nessuno. Ognuno fa quello che ritiene giusto.
Per me è importante impegnarmi nelle cose che giudico giuste. Per esempio, i cinque anni di volontariato come soccorritore sanitario in Croce Rossa sono stati un’esperienza eccezionale, anche se a volte molto drammatica. Facevo il turno di notte in ambulanza, con una squadra fantastica. Il caposquadra è un infermiere ospedaliero, istruttore di salvataggio in acqua e molte altre cose, e ha partecipato a missioni internazionali.
Per un certo periodo ho pensato di fare una formazione da paramedico vero all’estero (in Italia non è una professione, altra pecca di questo paese: a differenza di quasi tutti i paesi occidentali, il servizio di primo soccorso e trasporto sanitario è quasi tutto basato sui volontari, a parte un certo numero, molto esiguo, di medici e infermieri delle automediche). La prossima vita. Per quanto riguarda il Kurdistan, con la Mezzaluna Rossa Kurda in Italia (che è la sezione italiana di una ONG tedesca fondata da esuli curdi) facciamo attività di supporto sanitario (soprattutto grazie ala Staffetta Sanitaria) e umanitario, in collaborazione con l’amministrazione autonoma del Rojava e con altre ONG (la Cadus tedesca e i Free Burma Rangers). Per esempio, la costruzione e la gestione di un ospedale, che purtroppo è stato parzialmente distrutto dai bombardamenti turchi. Ho avuto modo di conoscere persone che sono state in Rojava a combattere contro ISIS (non intendo solo con le armi, ma soprattutto nel supporto umanitario e sanitario, oppure collaborando con l’università di Qamishlo) e ho un grande rispetto per loro. Inoltre, il progetto di società del Rojava è incredibile perché sono riusciti a razionalizzare un’utopia, tentando di costruire una società basata sul pluralismo politico, sulla parità di genere e sulla tolleranza religiosa in una zona in cui, per vari motivi, queste cose si trovano raramente. Nonostante gli attacchi di ISIS e di altri gruppi fondamentalisti, i bombardamenti turchi e mille altre difficoltà.
Nel 2012 è uscito per Rusconi il romanzo scritto a quattro mani con Daniele Cambiaso, L’Ombra del destino. Cosa ci puoi dire di questa collaborazione? Come hai lavorato con Cambiaso alla stesura del romanzo?
Daniele è una persona straordinaria, un insegnante di lettere che ha una grande passione per la lettura e la scrittura. Non solo scrive molto bene ma ha anche ottime idee. Soprattutto, come me, è un grande appassionato di storia contemporanea e sa documentarsi molto bene. Lavorare con lui è stato divertente, oltretutto siamo piuttosto complementari e abbiamo stili diversi che però siamo riusciti ad amalgamare. Oltre a quel romanzo abbiamo scritto insieme un racconto che è stato pubblicato sul Giallo Mondadori e avevamo in progetto altri due romanzi, che purtroppo (per colpa mia) non siamo riusciti a portare a termine. Ma chissà, più avanti… Con Daniele, quando ci sentiamo, ne parliamo sempre. Prima o poi lo faremo.
Libro, film, fumetto o serie TV che hai visto, di recente, e ti senti di consigliare ai lettori di DDS.
Per vari motivi seguo poco le novità. Perciò spesso scopro leggo e guardo cose che sono uscite da parecchio! Per esempio, ho visto Breaking Bad solo due anni fa. Inutile dire che è un vero capolavoro, perché lo sanno tutti. Così come solo recentemente ho visto le due lunghissime serie DC Arrow e Smallville. Ho amato parecchio soprattutto Arrow, nonostante alcuni difetti. Stessa cosa per Gotham (stupenda) e Daredevil (eccezionale) e Punisher. Sto aspettando l’uscita di Daredevil Born Again e cercherò di guardarla prima possibile! Per quanto riguarda cose più recenti: mi sono piaciuti molto il film finlandese Sisu, con la sua atmosfera da western lappone e la violenza tarantiniana e la serie tedesca Kleo, un bel mix tra commedia nera, spy-story, ricostruzione storica e atmosfere surreali e psichedeliche. Amo molto le contaminazioni di genere. I due personaggi, il maturo ex soldato finlandese e cercatore d’oro (oltre che di russi e di nazisti) Aatomi Korpi e la giovane ex agente della Stasi Kleo sono molto riusciti (oltre che ben interpretati). Su libri e fumetti sono ancora peggio, nel senso che ormai leggo soltanto saggi o rileggo cose vecchie. Sto leggendo Technosapiens di Andrea Daniele Signorelli e rileggendo i racconti di Bruce Sterling: in questo periodo sono tornato ad appassionarmi di cyberpunk. E sto rileggendo alcune vecchie saghe Marvel degli X-Men di Chris Claremont e Daredevil.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro, ci puoi dare qualche anticipazione?
Come ti ho detto, mi piacerebbe tornare a scrivere narrativa e i due progetti di romanzo (già strutturati da tempo) con Daniele Cambiaso potrebbero essere l’occasione. L’ultimo racconto che ho scritto (e che ho inserito nell’antologia Hells Bells) è uscito due anni fa nell’antologia Operazione Europa 2.0. Ed era parecchio che non scrivevo narrativa: dal 2019 la mia attività di scrittura è quasi esclusivamente dedicata agli articoli che scrivo per alcune testate online.
Mi piacerebbe anche tornare a tradurre dallo spagnolo, ma è sempre più difficile e sempre meno pagato.
Inoltre, mi piacerebbe tornare a scrivere sceneggiature di fumetti. Con Roberto Leoni (traduttore di fumetti dal francese e sceneggiatore di The Professor) avevamo lavorato ai testi di un fumetto che sarebbe dovuto uscire in Francia con i disegni di Joan Mundet (disegnatore spagnolo catalano che ha lavorato anche a Dago).
Speriamo che il 2025 porti un po’ di fortuna.
Ettore Maggi. Biotecnologo, ho lavorato per 12 anni nella ricerca biomedica. (Medicina Rigenerativa). Attualmente supplente nella scuola, traduttore e freelance.
Collaboro con CriticaLiberale.it, lagiustizia.net, Plusnews.it, paradisodegliorchi.com e altri, tra cui The Kurdish Center for Studies (Germania).
Ho pubblicato romanzi e racconti con Rusconi, Mondadori, Besa, Sonzogno e un ebook su Dugin.
Volontario in Croce Rossa e attivista di Rete Kurdistan e Mezzaluna Rossa Kurda, appassionato di arti marziali, cinema e fumetti. Studente in attesa di seconda laurea.
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