Intervista a Paola Barbato
DDS ha intervistato Paola Barbato, autrice di numerosi romanzi thriller e per ragazzi, storica firma di Dylan Dog. Abbiamo parlato con lei delle sue ultime opere, di cinema e dei suoi progetti futuri. Buona lettura!
Salve Paola, benvenuta su DDS. La torre d’avorio, pubblicato da Neri pozza, è la sua ultima opera, attualmente in libreria. Il libro affronta il tema della sindrome di Münchhausen per procura. Come è nato il progetto e cosa l’ha spinta a esplorare questo disturbo psicologico complesso?
Grazie a voi per l’invito, innanzitutto. Beh, le persone che come me scrivono storie di tensione, leggono e guardano di tutto, quindi da anni conoscevo bene questa sindrome e sapevo che un giorno, trovata la storia giusta, l’avrei raccontata. In questo caso sono partita dalla volontà di avere una protagonista colpevole che venisse ingiustamente accusata. Ben presto ho capito che una storia simile ben si sposava con questo disturbo e ho iniziato a lavorarci.
In una recente intervista ha dichiarato che La torre d’avorio è il primo libro che ha scritto in “maniera ragionata” in contrapposizione a Mani Nude, suo altro romanzo. Ci può spiegare questa affermazione?
Ho saputo delle imminenti riprese del film tratto da “Mani Nude”, avvenute alla fine dell’anno scorso, quando ero già in procinto di iniziare un nuovo romanzo. Sarebbe stato, per l’appunto, il mio dodicesimo romanzo, tra di esso e “Mani Nude” ci sarebbero stati comunque nove libri, ma il caso voleva che trattasse di un tema che, anche molto lontanamente, aveva un punto di contatto con il mio secondo libro. Farlo uscire in concomitanza con il film sarebbe stato un errore. Quindi ho dovuto cambiare tutto, il nuovo libro è stato messo in stand-by e ho ragionato su una storia che si allontanasse da “Mani Nude” il più possibile, così che un eventuale nuovo lettore venuto dal film non avesse la sensazione di “già letto”.
Con il suo romanzo Mani Nude ha vinto il Premio Scerbanenco nel 2008. Quali elementi ritiene abbiano contribuito al suo successo?
Era ed è ancora una storia particolare, con un solo punto di vista che inevitabilmente falsa l’intera vicenda. Una presa diretta spietata, senza sconti, che però si costruisce su un protagonista ancora in divenire, malleabile. Credo sia stata la sua particolarità il punto di forza.
Da Mani Nude è stato tratto un film con Alessandro Gassman, che arriverà prossimamente al cinema. Ci può raccontare come ha seguito la realizzazione di questo progetto? Cosa ne pensa del risultato finale?
Non ho seguito nulla, anzi, ho saputo da un articolo che sarebbe stato realizzato il film, perché i diritti erano stati venduto nel 2010, ma poi il film non si era fatto. Ho conosciuto un produttore e il regista, Mauro Mancini, poi sono andata un giorno sul set. Mi ritengo estremamente fortunata, perché quel che ho visto, vissuto e respirato è stata pure passione e profondo amore per la mia storia. Non è una trasposizione pedissequa, il libro è corposo e non sarebbe stato possibile trasporlo fedelmente, ma tutte le “infedeltà” sono rispettose ed è stata mantenuta l’anima della storia, l’incontro tra due solitudini molto diverse. Ci sono scene strazianti, altre commoventi, altre che fanno riflettere, e molta non è nemmeno farina del mio sacco. E’ un film da cui si esce con un nodo allo stomaco ed è esattamente ciò che chiedeva la mia storia. Lo ripeto: sono stata fortunata.
Horror Game è un romanzo che si rivolge a un pubblico giovane dove il confine tra gioco e realtà si dissolve. Come ha lavorato su questo progetto e quali riflessioni desidera suscitare nei lettori riguardo all’influenza dei videogiochi sulla percezione della realtà?
Nei videogiochi è facile avvalersi di capacità che non possediamo, affidarci al nostro avatar, spesso sovrumano, per compiere imprese che non potremmo mai affrontare davvero. Ma a volte è proprio l’umanità che può darci una mano, specie in situazioni pericolose. Nel libro ribalto la prospettiva, è il gioco a uscire nella realtà e sono reali le soluzioni che i piccoli protagonisti devono trovare.
È una storica firma di Dylan Dog: la rivedremo all’opera su questo fronte prossimamente?
Sì, non ho mai smesso di scrivere Dylan, ho rallentato soltanto. Sto lavorando a un soggetto a cui tengo molto, incrocio le dita.
Ci sono dei temi, una sua personale poetica, un universo narrativo a cui è particolarmente legata e per quale motivo?
Sono molti i temi che amo, quello della cattività, il concetto di colpa, la dicotomia bene/male, che con tutti dubbi che appartengono alla mia vita, che sono miei e attraversano il mio quotidiano, ma cerco di non trattarli troppo spesso. In realtà sono affascinata dalla distopia e sogno un giorno un romanzo distopico.

Che rapporto ha con i social media? Sono stati utili per promuovere il suo lavoro?
Non avendo una vita sociale vera e propria, i social media sono il mio affaccio sul mondo. Servono per il lavoro, naturalmente, per il dialogo con i lettori, ma anche come finestra per vedere ciò che c’è oltre la mia vita. Mi interessano gli esseri umani, le loro storie, le loro reazioni, non solo come “oggetto di studio” per i miei libri ma anche per comprendere meglio me stessa. I social sono uno strumento, dipende sempre da come lo si utilizza.
C’è un Libro, film, fumetto o serie TV che ha visto, di recente, e si sente di consigliare ai lettori di DDS?
Adoro “Scissione”, una serie tv di AppleTv che trovo geniale. Uno dei prodotti migliori (e delle idee migliori) degli ultimi anni, consigliatissima.
Quali sono i suoi progetti per il futuro, ci puo’ dare qualche anticipazione?
Sto scrivendo un nuovo libro, sono nella fase di studio e di raccolta dei dati, ma ho già portato a casa una ventina di pagine. In parallelo sto lavorando anche a un nuovo prodotto per ragazzi che mi appassiona moltissimo. E forse – ma dico forse – farò anche una piccola incursione nel mondo televisivo. Stiamo a vedere.
PAOLA BARBATO, classe 1971, milanese di nascita, bresciana d’adozione, prestata a Verona dove vive con il compagno, tre figlie e due cani. Scrittrice e sceneggiatrice di fumetti, sceneggia dal 1999 Dylan Dog per la Sergio Bonelli Editore, oltre a partecipare a diverse altre serie a fumetti. Ha pubblicato per Rizzoli, Bilico (2006), Mani nude (2008, vincitore del Premio Scerbanenco, da cui è stato tratto un film nel 2024), Il filo rosso (2010). Con Edizioni Piemme ha pubblicato Non ti faccio niente (2017), la trilogia Io so chi sei (2018), Zoo (2019) e Vengo a prenderti (2020), quindi L’ultimo ospite (2021), La cattiva strada (2022) e Il dono (2023). Dal 2019 collabora anche con Il battello a vapore scrivendo libri per bambini e ragazzi. Nel 2009 ha scritto la fiction Nel nome del male per Sky.
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