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Intervista a Rudy Salvagnini

Rudy Salvagnini

Intervista a Rudy Salvagnini

DigitalDreamscape ha intervistato Rudy Salvagnini in occasione dell’uscita del suo nuovo libro “Dizionario dei film catastrofici”. Abbiamo parlato con lui del libro, dei film horror e della sua attività di critico e di scrittore. Buona lettura!

Salve Rudy, benvenuto su DDS. Parliamo subito del suo ultimo lavoro, Dizionario dei film catastrofici (Bloodbuster Edizioni), un librone di 306 pagine che raccoglie 434 schede di film + 32 pagine di illustrazioni a colori. Com’è nata l’idea di questo libro? In quanto tempo è stato realizzato?  Ci può parlare del progetto e a chi è rivolto?

L’idea è nata in modo abbastanza naturale dalla fascinazione per il genere catastrofico, che mi ha sempre attratto per le sue peculiarità: l’attesa e poi la rappresentazione di un disastro di varia natura con la descrizione delle sue conseguenze sono sempre state, per me, di irresistibile interesse. La realizzazione ha richiesto dei tempi molto lunghi, anche perché ci ho lavorato a intermittenza, in mezzo a molte altre cose. Comunque in linea di massima il primo concetto di come avrebbe dovuto essere il libro risale a circa 14 anni fa. Poi ho scritto un lungo articolo su Segnocinema ad argomento disaster movies e ho cominciato a scrivere le schede con un’accelerazione decisiva nell’ultimo paio d’anni quando tutto si è concluso. Il libro è inevitabilmente destinato a chi, come me, apprezza il genere catastrofico o ne è comunque interessato e vuole approfondirlo. La sua strutturazione come dizionario dovrebbe renderlo di più immediata consultazione, anche, semplicemente, per cercare un film che si è visto o si vorrebbe vedere oppure per trarne spunti di visione.

Dizionario dei Film catastrofici di Rudy Salvagnini

Il Dizionario dei film horror, altra sua opera monumentale, è ormai giunto, se non sbaglio, alla terza edizione (Corte Del Fontego prima, BloodBuster, poi), e indica che il formato del dizionario è a lei consono. Queste opere le ha definite più che “labour of love”, per l’impegno che richiedono rispetto alle soddisfazioni che restituiscono, una vera pazzia. Come è nato invece quest’altro progetto, che è diventato, in breve tempo, un testo fondamentale per gli appassionati? Ci saranno aggiornamenti in futuro? Ce ne può parlare?

Il dizionario dei film horror è diventato nel corso degli anni qualcosa di sempre più mastodontico, tanto che se lo guardo adesso mi pare impossibile di aver scritto tutte quelle pagine e di aver visto tutti quei film. Eppure è successo e visto che sono in ballo devo cercare di continuare a ballare, almeno finché posso. Ciò significa che mi sento quasi in obbligo di produrre almeno un altro aggiornamento, una quarta edizione. Anche il dizionario dei film horror è nato in modo semplice, dal mio profondo interesse per un genere bistrattato, ma affascinanate come l’horror. Avevo sempre pensato di scrivere un’opera del genere, ma credevo che in realtà non l’avrei mai fatto perché troppo impegnativo, sin quando Marina Zanazzo non mi chiese se volevo scrivere un libro per la sua neonata casa editrice, Corte del Fontego. Le buttai lì l’idea del dizionario horror, le piacque e a quel punto non potevo che scriverlo.

Parliamo di horror. Il suo amore per il cinema di genere nasce nella prima metà degli anni ’70, quando in svariati cinemini, locali, cineclub universitari poteva vedere perle come “Il mostro dell’obitorio” o “L’orgia del vampiro” oppure ancora “Il terrore viene dalla pioggia” o “Frogs”. Come si sviluppa questa passione e qual è stato il passaggio da semplice spettatore a critico cinematografico?

L’interesse per l’horror è nato in modo naturale dalla visione dei film. Sin da piccolo mi sono accorto che gli horror mi piacevano e quindi ho continuato a guardarli, pur senza trascurare altre tipologie di film. Per non dimenticarmi i film che vedevo, avevo preso l’abitudine di scriverne recensioni a mio uso e consumo. Poi nel corso del tempo, ma ben presto, ho cominciato a scrivere recensioni per riviste e quotidiani e la transizione da spettatore a critico si è perfezionata, anche se trovo un po’ difficile riconoscermi nella definizione di “critico cinematografico”, penso più di essere, semplicemente, uno spettatore informato.

Sempre nell’introduzione al Dizionario dei film horror ha dichiarato che l’horror è un genere che meglio di ogni altro è capace di dipingere l’animo umano nella sua essenza più nascosta. Può argomentare questa affermazione? E dove sta andando l’horror oggi? Sia il cinema italiano che quello straniero.

L’horror ha tante anime e tanti aspetti, anche questo è il suo bello. Può essere superficiale e profondo, conservatore e rivoluzionario, banale e innovativo. E in tutte queste sue declinazioni può comunque essere interessante e stimolante. La natura umana, nei suoi aspetti più oscuri e profondi, è stata esplorata dall’horror in modo significativo e particolare, non solo sotto l’aspetto morale e psicologico, ma anche, in modo più ampio, sotto l’aspetto sociale e politico. La notte dei morti viventi di Romero, per fare solo un titolo, la dice lunga su di noi e sul nostro mondo. Ma anche oggi, titoli come When Evil Lurks o The Dark and the Wicked vanno in profondità nell’esaminare i rapporti umani in un mondo dominato dal male. L’horror, come sempre, comunque, sta andando in tante direzioni contemporaneamente. Si sta ripetendo, sta cercando nuove strade, sta abusando degli effetti speciali e ne sta facendo a meno: il tutto allo stesso tempo e in tutto il mondo, perché l’horror è un genere unico anche per come viene vissuto in ogni paese del mondo, ciascuno con le proprie sensibilità, le proprie tradizioni e leggende.

Ci sono dei film che consiglierebbe a un appassionato di horror tra quelli visti negli ultimi anni? E quelli, invece, imprescindibili?

Tra quelli degli ultimissimi anni posso segnalare, oltre al paio di cui alla risposta precedente, in modo disordinato In Fabric, X – A Sexy Horror Story e il suo prequel Pearl, Talk to Me, The Vigil, L’angelo dei muri, Barbarian e il recentissimo The Well. Risalendo un po’ nel tempo si possono citare film ormai classici come Train to Busan o Babadook, ma l’elenco sarebbe lungo e assai variabile. Gli imprescindibili  secondo me sono almeno quelli a cui ho dato cinque stelle nel dizionario (oltre a La notte dei morti viventi e Zombi di Romero, il primo King Kong, Psyco, Horrors of the Malformed Men e via discorrendo, anche in questo caso l’elenco è lungo), ma come dimenticare poi altri film notevoli e significativi come quelli della Hammer o quelli dell’epoca d’oro della Universal o il ciclo da Poe di Roger Corman? La scelta, per chi vuole vedere dei buoni horror, è pressoché infinita.

Nel 2022, invece, è uscito per i tipi di Weird Book, la sua antologia di racconti horror Nel buio, otto racconti dell’orrore che declinano le varie forme della paura, penetrando a fondo nella sua essenza, ma non dimenticando la virtù salvifica dell’ironia. Come è nato questo progetto? Ci sono degli autori, piuttosto che dei temi, delle fascinazioni a cui si è ispirato per scriverli?

La mia attività principale è scrivere storie, di solito per i fumetti, ma non solo. Quindi mi piace scrivere racconti di vario genere, anche horror naturalmente. Ho scritto con piacere anche un romanzo di fantascienza per ragazzi, Il vortice dei ricordi, ma trovo particolarmente congeniale il formato del racconto per la sua essenzialità e concisione. Nel buio è una raccolta di racconti scritti e perfezionati negli anni e riuniti per affinità tematica: mi ci riconosco molto. Anche in questo caso il progetto, coltivato nel tempo, si è concretizzato in modo semplice: l’editore mi ha chiesto se avevo qualcosa da proporre e ha apprezzato quello che gli ho proposto. Spero di poterne scrivere ancora, ma dipende da tante cose, non ultima l’ispirazione. Un autore che per me è sempre stato un riferimento in campo horror è Richard Matheson, scrittore eccezionale che consiglio a chunque di approfondire, sia per i suoi avvincenti e innovativi romanzi (Io sono leggenda, Tre millimetri al giorno e altri ancora) sia per i suoi fuminanti racconti.

Segue qualche scrittore nel panorama dell’horror italiano? Ci può dare qualche consiglio di lettura?

Non conosco bene la narrativa horror italiana, mi spiace.

Dai racconti alle sceneggiature per Topolino (del quale è una storica colonna portante), dalla saggistica alla critica cinematografica. C’è un genere piuttosto che una storia, una forma di scrittura con la quale vorrebbe cimentarsi e che non ha ancora affrontato?

No, direi che ho fatto abbastanza. Di sicuro, a suo tempo, mi sarebbe piaciuto affrontare la sceneggiatura cinematografica, ma non ne ho avuto l’occasione e ormai è di certo troppo tardi.

Ha in programma qualche presentazione per Il Dizionario dei film catastrofici?

Attualmente no.

Ci può dare qualche anticipazione sui suoi progetti futuri?

Il mio progetto futuro principale è sopravvivere il più a lungo possibile. E nel frattempo cercare di fare qualcosa di buono, ma oltre a scrivere fumetti per Topolino e il Messaggero dei Ragazzi e recensioni per Mymovies, al momento non ho progetti definiti, se non l’auspicabile quarta edizione del Dizionario dei film horror.

[A cura di Gianfranco Staltari]

Rudy Salvagnini. Sceneggiatore di fumetti (Topolino, Il Giornalino, Messaggero dei Ragazzi, LancioStory e altro), si occupa di critica cinematografica (Segnocinema e altre riviste; dal 2009 collabora a Mymovies.it). Ha scritto una monografia su Hal Ashby (La Nuova Italia, collana il Castoro Cinema), il Dizionario dei Film Horror (Corte del Fontego) e Il cinema di Bob Dylan (Le Mani). Del Dizionario dei film horror (Corte del Fontego) è uscita nel 2011 la seconda edizione riveduta e ampliata. Nel 2015 e 2016 sono usciti i due volumi de Il cinema dell’eccesso (CRAC Edizioni). Nel 2017 è uscito il suo primo romanzo Il vortice dei ricordi (Alcheringa), mentre nel luglio 2020 è uscita la sua raccolta di racconti horror Nel Buio (Weird Book). Nel novembre 2020 è invece uscita la terza edizione, ampliata e aggiornata, del Dizionario dei film horror (Bloodbuster).

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