Intervista a Susanna Raule
In occasione dell’uscita di Furiosi Sensi: La quinta indagine del commissario Sensi, il prossimo 31 ottobre, abbiamo incontrato la scrittrice Susanna Raule, per parlare con lei del libro e delle sue opere in generale. Buona lettura!
Ciao Susanna. Benvenuta su DDS. Partiamo con il parlare della tua ultima opera, “Furiosi Sensi: La quinta indagine del commissario Sensi”, disponibile a partire dal 31 Ottobre negli store online e ordinabile in tutte le librerie. Il personaggio del Commissario Sensi in questi anni si è guadagnato una larga fetta di consensi tra i lettori. Ma in questo caso, come hai dichiarato, hai dovuto fare una pubblicazione in “self”, cioè autoprodotta. Puoi spiegare ai lettori le motivazioni? (ricordiamo che i primi tre libri della serie sono pubblicati da Salani).
È successo un po’ quello che è successo anche con il quarto libro, I ricordi degli specchi. Speravo di risolvere con questo, ma non è stato possibile. Molto semplicemente, Salani detiene ancora i diritti dei primi tre libri e non ha intenzione di restituirli fino alla scadenza, che è tra diversi anni. È nel loro pieno diritto non farlo, ma in questo modo è impossibile cedere la serie a un grande editore, dato che non potrebbe disporre di tutti i diritti, compresi quelli accessori. Data la situazione, alla fine ho ritenuto che uscire in self fosse il meno peggio. I diritti restano a me e non si frammentano ancora una volta, cosa che invece avverrebbe se uscissi con un piccolo editore.
Come nel precedente episodio, il commissario Sensi si dovrà scontrare con delle sette sataniche che “come una maledizione gli si sono attaccate addosso”. Ci puoi dare qualche anticipazione su che tipo di indagine dovrà investigare il commissario e che cosa aspetta i lettori?
La carriera in polizia di Sensi è iniziata come infiltrato in una setta satanica torinese, un’esperienza che gli ha lasciato diversi brutti ricordi, un ospite molto sgradito dentro e anche la tendenza a finire invischiato in altre indagini sulle sette. È una cosa che lui odia, ma gli succede piuttosto spesso, al punto che ne parla come di un fungo preso in piscina. In questo caso sarà la setta a cercare lui, a prenderlo di mira e a colpire nel morbido.
Come dicevamo, il commissario Sensi è diventato popolare tra i lettori. È stato definito come «Un mix molto personale di iperrealismo, fantastico e divertita ironia». C’è un’avversione dell’elemento fantastico da parte del lettore o dell’editoria di thriller in Italia? Più in generale quale pensi sia lo stato della letteratura fantastica nel nostro paese? È destinata a rimanere un settore di nicchia? Tu stessa hai dichiarato che per pubblicare la trilogia, urban fantasy, del “club dei cantanti morti” hai dovuto firmarti con uno pseudonimo straniero.
Di certo è un segmento molto complicato. Da un lato ci sono romanzi young adult o fantasy romance che vendono moltissimo – non solo di autori-autrici stranieri, ma spesso che si firmano con nomi stranieri – dall’altro per i romanzi weird e urban fantasy “adulti” in Italia non c’è molto spazio. Le case editrici specializzate faticano, i lettori sembrano preferire gli stranieri. Lungi da me analizzare la situazione di mercato, ma diciamo che è complessa. Il commissario Sensi un po’ si salva. I romanzi che lo hanno per protagonista sono gialli con un versante sovrannaturale, ma sono comunque gialli. Questo lo ripara un po’ dai capricci del mercato.
A chi o cosa ti sei ispirata per la creazione del personaggio del Commissario Sensi, quali sono stati le principali fascinazioni e fonti?
Ogni personaggio è infine una proiezione. Prendi un lato poco esplorato di te e lo fai agire, lo metti in scena. Talvolta, poi, fa un po’ di testa sua. Sensi appartiene al filone dei detective strampalati che in Italia sono ormai ubiqui, ma con una sua particolarità che lo rende unico (non facciamo spoiler, anche se ormai credo sia noto a tutti quale sia questa particolarità). Fino a un certo punto quel filone lo segue anche: ha una squadra di colleghi, alle vicende professionali si mescolano quelle private, è molto legato al territorio… ma per molti versi se ne discosta anche. In questo libro segue davvero un percorso diverso.
Tra le suggestioni letterarie che hanno contribuito alla sua nascita c’è un po’ di tutto, da Fred Vargas a Camilleri, da Bulgakov a Luk’janenko, da Patricia Highsmith a Preston e Child. E un sacco di Terry Pratchett.
Ad aprile di quest’anno è uscito Minerva in fiamme dove mischi il “giallo” con elementi autobiografici. Cosa ci puoi dire di quest’opera pubblicata da Mondadori? Chi è Minerva? La vedremo ancora all’opera?
Ancora non lo so. È possibile. La storia si svolge nello stesso universo narrativo dei libri con Sensi. In realtà tutti i miei libri si svolgono in uno stesso continuum, anche se il lettore non deve per forza esserne consapevole.
Minerva è una psicologa e psicoterapeuta spezzina. Come me, ma non ci assomigliamo in tutto. Ho pensato che usare una psicologa come detective avrebbe potuto essere molto divertente. Sono due mestieri con dei punti in comune, ma poi le “indagini” avvengono in modo diverso. Motivo per cui, in definitiva, come investigatrice Minerva fa pena. Ma ha altre doti.
Sei anche attiva nella sceneggiatura dei fumetti: come ti approcci ai diversi media, quali sono le tue tecniche narrative? C’è un genere, piuttosto che un media in cui vorresti cimentarti e ancora non è capitata l’occasione?
Scrivere sceneggiature e scrivere romanzi è profondamente diverso. In entrambi i casi c’è una storia, ma la sceneggiatura è una scrittura tecnica, rivolta in primis al disegnatore o alla disegnatrice e al lettore solo in seconda battuta. Per me scrivere narrativa è molto più rilassante, ma il fumetto ti permette di raccontare in modo più stratificato. Se non sei una disegnatrice, come nel mio caso, è anche come scrivere a quattro mani.
Non ho mai sceneggiato per il teatro, per il cinema o per la TV. Sono percorsi professionali diversi e non si incrociano molto facilmente.
Abbiamo accennato alla trilogia urban fantasy del Club dei cantanti morti. Cosa ci puoi dire in merito?
In fondo sono gialli anche quelli, ma la componente sovrannaturale è più marcata. A indagare è un detective che alla fine del primo libro muore. Sembra uno spoiler, ma non lo è, considerando che il secondo romanzo si chiama Il detective fantasma. È forse una serie più pop rispetto a quella del commissario. La musica, la cultura popolare e il folklore hanno una parte importante. Deve ancora uscire il terzo volume, Il violinista fuggito dall’inferno.
Che consiglio ti senti di dare a un aspirante scrittore\scrittrice?
È banale, ma credo che tutto parta dal leggere molto e scrivere molto. Per me scrivere è raccontarmi storie che voglio ascoltare, una forma di auto-intrattenimento che non è una vera e propria masturbazione intellettuale solo perché comprende anche l’idea del lettore. Ma la prima cosa, secondo me, è di fregarsene un po’ di tutto: il mercato, le mode, i topoi, persino la bella prosa. Bisogna scrivere per star bene, per mettere a fuoco idee sfuggenti, per fare una critica sociale o per affrontare i propri demoni? Un po’ tutte queste.
Libro, film o serie TV che hai visto, di recente, e ti senti di consigliare ai lettori di DDS.
Negli ultimi anni ho letto parecchi libri che mi hanno colpita. Salvare le ossa di Jesmyn Ward, Ho paura torero di Pedro Lemebel, un’infinità di gialli italiani e stranieri (fammi citare Davide Longo, Pandiani, Genisi, Ronco e Paolacci, Dazieri, Olivier Norek… potrei continuare a lungo) e la fantastica serie, purtroppo non tradotta in italiano, di Yoon Ha Lee Machineries of Empire.
Tra le serie, “Slow Horses”. Spionaggio con protagonista un Gary Oldman fenomenale. È tratta da una serie di libri molto bella di Mick Herron.
Per quanto riguarda i film, credo che Povere creature! mi abbia entusiasmato un po’ come a tutti. Ce ne sono di certo molti altri, ma ora come ora non mi vengono in mente.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Sappiamo che un nuovo giallo uscirà a inizio estate con un grande editore. Ci puoi dare qualche anticipazione?
No, se non che sarà un giallo per giovani lettori. Sono a dir poco elettrizzata!
Susanna Raule. Psicologa e psicoterapeuta, è nata alla Spezia nel 1981. Ha lavorato come traduttrice e sceneggiatrice per vari editori. Nel 2005 vince il Lucca Project Contest con il fumetto Ford Ravenstock – specialista in suicidi , per i disegni di Armando Rossi, in seguito finalista al Premio Micheluzzi.
Nel 2010 vince il premio IoScrittore con L’ombra del commissario Sensi, che esce per Salani, con cui pubblica anche Satanisti perbene e L’architettura segreta del mondo.
In seguito esce il graphic novel Inferno, I ricordi degli specchi e l’antologia di racconti a tiratura limitata Perduti Sensi. Il club dei cantanti morti nel 2019 è il primo volume di una trilogia crime-sovrannaturale per Fanucci, il cui secondo volume, Il detective fantasma, esce con lo pseudonimo di Vanessa S. Riley.
Tra il 2020 e il 2022 Ford Ravenstock viene ripubblicato e concluso per Doulble Shot.
Nel 2024 esce il suo giallo Minerva in fiamme per Mondadori. L’ombra del commissario Sensi è stato selezionato dal Sole 24 Ore nella collezione dei migliori gialli italiani.
È tra le fondatrici del collettivo per la parità di genere nel fumetto Moleste (www.moleste.org). Il suo sito è www.susannaraule.com
[A cura di Gianfranco Staltari]
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